Di quella volta in cui andai a Teahupo’o, per fare il reporter al Billabong Pro della World Surf League.
Tahiti è sorriso.
Sarà il clima, sarà la bellezza imbarazzante del mare, delle colline, del nulla che la circonda, del tutto che la riempie, ma Tahiti è sorriso.
Ci svegliamo la mattina, ore cinque e mezza, ci prepariamo poi di colpo, alle sei, quasi senza preavviso sorge il sole; non c’è aurora, non c’è alba, il sole semplicemente appare.
Subito dopo è un’esplosione di colori, il verde è brillante, l’azzurro intenso, il blu del pacifico è profondo, e poi la laguna.
Il mio lavoro è vedere, guardare per poi raccontare, nello zaino telecamera, taccuini, costume e paraffina. Arrivo al marina presto, per le sei ed un quarto una barca ci porta sulla line up. La laguna la mattina è tranquilla, immobile, il rumore dei motori si perde nella vastità del mare, viene assorbito dalle vallate che si lanciano verso l’interno verde, umido, vergine. Mi risveglio dai miei sogni arrivato sulle barche media, accanto all’onda più bella del mondo, lì mi ritaglio un posto, mi siedo, i piedi penzolano fuoribordo, sopra il reef animato di vita, ogni tanto passa una manta ogni tanto due, nel frattempo davanti a me Sua Signora intona la sua canzone: sento il flauto che precede il rombo, il soffio che si conclude nel fragore che mi ha tenuto sveglio per tutta la notte, per tutte queste notti.
La giornata passa e la memoria si riempie di foto, di immagini, sequenze, colori, storie. Il tubo avvolge uomini, il sole gira e una volta arrivato alle spalle disegna istanti di arcobaleno sugli spruzzi che si levano dal gigante. Una balena passa, curiosa e maestosa, a capire il perché dell’agitazione e della felicità di queste piccole creature galleggianti. Un uomo si immerge per parlarle.
Il sole si abbassa ancora, la luce diventa gialla, calda, tocca rientrare ed iniziare i report, le storie, caricare i video. Un jet ski mi carica al volo, apre il gas, il vento in faccia, l’aria filtra tra i denti di una bocca spalancata in un sorriso, lo sguardo gira, osserva, beve. Di colpo uno, due, cinque, dodici delfini si mostrano, saltano, giocano, salutano. Dal sorriso scende una lacrima.
Il resto è sogno, è un passo davanti all’altro, è una corsa verso il tramonto che in un respiro spegne il sole.
E’ notte a Tahiti, e anche la notte è sorriso.