Sono opinionista e collaboratore per la rivista sportiva italiana SportWeek.

L’intervista da Sidi-Kaouki

Quando SportWeek mi chiama so che sarà l’occasione per una nuova storia, spesso mi chiedono articoli e interviste legati agli sport che amo e che pratico. In questi anni ho imparato che condividere la pratica di uno sport e conoscerne le dinamiche è spesso la chiave per ottenere qualcosa di più, per poterne parlare in maniera semplice e veritiera.
Non è solo questione di regole e storia, è aver provato sulla propria pelle la fatica, la difficoltà e la sfida che porta, fare da tramite tra il personaggio e il pubblico, rispettarne il racconto.

Questa sensazione è stata nettissima con Kelly Slater nel 2010. SportWeek mi aveva chiesto l’intervista, Kelly aveva appena vinto il decimo titolo e lo avevo già conosciuto nel tour. Le domande erano state tutte approvate da Quiksilver e l’appuntamento era stato fissato, ironicamente, mentre mi trovavo in Marocco a surfare con amici, mentre lui era in ufficio a New York per i media call. Lo intervistai da un telefono fisso, senza la possibilità di registrare, la linea era molto disturbata, è stata un’intervista vecchio stile, prendendo appunti e poi correndo in camera a stendere il tutto, cercando infine un internet point (dovetti andare fino a Essaouira, a venti chilometri di distanza) per mandare il pezzo in redazione.

Slater è stato come al solito disponibile e preciso, ma la cosa che mi ha fatto sorridere erano i ragazzi che avevo conosciuto a Sidi-Kaouki, mai visti prima e diventati subito amici. Si stavano preparando ad andare a surfare, e uscendo mi avevano sentito parlare, io avevo sentito solo un loro commento, sussurrato: “sta al telefono col Re”. Rimasero ad ascoltare, non si persero una parola e la cosa bella era che non c’era davanti a loro un “giornalista” al lavoro ma un amico che condivideva con loro surf e passione, ma che stava parlando col più grande surfista di tutti i tempi.

Questa è la forza vera: non essere personaggio ma raccontare i personaggi. Essere una persona normale. Finii l’intervista e andammo in mare, Sportweek ne fece otto pagine più la copertina, Rividi Slater l’anno successivo al Quiksilver Pro New York. Parlammo di quel colloquio al telefono, ce lo ricordavamo bene entrambi; ancora oggi mi piace pensare che il successo di quell’intervista si trovi nell’energia delle onde.