Ho commentato cinque edizioni delle olimpiadi. Per Sky Sport ho commentato le olimpiadi invernali di Vancouver 2010 e Sochi 2014 e l’olimpiade di Londra 2012. Per Eurosport le olimpiadi invernali di Salt Lake City 2002 e Pyeongchang 2018. Pare singolare che la mia prima telecronaca live sia proprio stata una telecronaca olimpica: i moguls maschili di Salt Lake City, da lì non ho più smesso.

Niente è come un’olimpiade

Niente è come un’olimpiade: le emozioni che regala questa manifestazione a tutti coloro che vi prendono parte sono inarrivabili per qualsiasi altro evento. Sensazioni che ti stringono lo stomaco e che, per quanto tu possa essere navigato o esperto, a ogni nuova edizione ti sorprendono, ti spiazzano. Ogni volta, per ogni gara, per ogni sfida.

È strano ma è stato a Monza, nei box Red Bull di F1 che ho finalmente capito cosa volesse dire un’olimpiade, una medaglia.

Ero stato inviato da Red Bull Racing al GP d’Italia e portai con me Luca Tesconi, primo italiano a medaglia (argento nel tiro a segno – pistola 10 metri aria compressa) a Londra 2012. Il tour del box fu molto formale e impostato, quasi freddo, quando finalmente ci dissero “ora potete fare delle foto” Luca tirò fuori la sua medaglia, “la Medaglia”. In quel momento vidi Phillip, responsabile media Red Bull Racing, commuoversi, incredulo. Chiese piano di poter toccare la medaglia, ci raccontò della sua passione per il tiro e, con occhi sognanti, ci disse: “Noi possiamo vincere anche 10 campionati mondiali di fila, ma questa non la vinceremo mai”.

Red Bull aveva appena vinto tre mondiali F1 di fila, con Sebastian Vettel, quell’anno vinse il quarto.